Becoming Karl Lagerfeld, dentro i turbamenti del Kaiser della moda
Credits: Caroline Dubois / Jour Premier / Disney

Becoming Karl Lagerfeld, dentro i turbamenti del Kaiser della moda

di Simona Santoni

Misterioso, misurato quanto pungente, freddo ma innamorato, Daniel Brühl entra nei silenzi dell’elusivo stilista tedesco. Tra battaglie interiori, avvicinamenti e fughe da Jacques de Bascher, torti e gentilezze con YSL. In un vibrante revival della bella vie di Parigi anni ’70

Da “mercenario del prêt-à-porter” a direttore creativo per Chanel. Eccolo il Kaiser della moda quando ancora non era tale, inquadrato dal 1972 al 1981 da Becoming Karl Lagerfeld, ambiziosa serie tv dal 7 giugno su Disney+. Realizzata nel corso di tre anni e in cinque mesi di riprese, è composta di sei episodi, di 40 minuti circa. Si ispira al libro Kaiser Karl di Raphaëlle Bacqué, reporter di Le Monde. Jérôme Salle, che è anche produttore artistico della serie, e Audrey Estrougo hanno diretto tre puntate a testa.

Misterioso, freddo ma innamorato, amico e rivale di Yves Saint Laurent, misurato quanto pungente, a restituire le contraddizioni di Karl Lagerfeld c’è Daniel Brühl, anche lui tedesco d’allure internazionale, il Niki Lauda di Rush e figlio preoccupato di Good Bye, Lenin!.

Daniel Brühl in Becoming Karl Lagerfeld
Credits: Disney
Daniel Brühl in Becoming Karl Lagerfeld

In un decennio di allori e cadute, nella faticosa ascesa per affermarsi come stilista apprezzato al pari di Saint Laurent, una sola stella polare l’ha guidato senza esitazioni: «Non c’è mai stato un giorno della mia vita in cui non abbia sognato di diventare un grande uomo». Queste le parole del Karl Lagerfeld di Brühl a Gaby Aghion, la fondatrice di Chloé per cui Lagerfeld ha lavorato per 18 anni, interpretata con calda umanità da Agnès Jaoui.

Due sono le linee narrative su cui si muove Becoming Karl Lagerfeld: la tenacia incrollabile con cui Karl Lagerfeld persegue il suo obiettivo di grandiosità e i tormenti d’amore nella sua travagliata liaison con Jacques de Bascher, il dandy elegante e trasgressivo più ambito della Parigi anni ’70. Gli dà fascino e languore Théodore Pellerin, attore canadese che è una bella scoperta: ha brio impertinente e dolcezza dolente.

Intanto ecco che i colletti delle camicie che indossa Karl si fanno più alti e serrati al collo, gli stivali sempre più vistosi, i capelli raccolti in una coda, tra pasticcini e ventagli. Mentre diventa sempre di più Karl Lagerfeld.

Le battaglie interiori di Karl Lagerfeld

Stivali rossi e un incidere severo, incurante del mondo attorno. È così che Karl Lagerfeld, in una serata in club parigino, entra senza più uscirne nell’immaginario da conquistatore di Jacques de Bascher. «Il mondo è grigio, la gente è grigia, voi siete un colore», gli dice il Dorian Gray francese.

Si apre un balletto di avvicinamenti e bruschi allontanamenti. Brühl, negli sguardi conficcati addosso che faticano a proferire parole, mostra la tenzone interiore di un uomo granitico ed esigente difficile alle consolazioni.
Figlio della Seconda Guerra mondiale, tedesco emigrato in Francia che a lungo ha preferito non confessare la sua nazionalità, facendosi chiamare «Roland», Lagerfeld è stato elusivo anche nel rivelare la sua età. Per Brühl un continuo sforzo di contenimento, lasciando ogni tanto emergere dei guizzi dietro gli occhiali di fumo.

Becoming Karl Lagerfeld
Credits: Caroline Dubois / Jour Premier / Disney
Théodore Pellerin e Daniel Brühl in “Becoming Karl Lagerfeld”

La battaglia interiore di Lagerfeld si guerreggia su più fronti. Non solo il tira e molla verso il giovane seducente. È controverso, nel periodo raccontato dalla serie tv, anche il suo rapporto con l’alta moda, a lungo evitata ma agognata da lontano. L’idea di aprire un’etichetta a proprio nome? «Così provinciale».
E a casa, ad aspettarlo, la mamma di tempra tedesca. «Se vivo con lei non è colpa mia, è più divertente di chiunque altro».

Per anni ha creato per Chloé, concentrato in maniera quasi monacale sul suo lavoro nell’intento di farsi un nome ed entrare nelle grazie di Francine Crescent (Julia Faure), la giornalista sacerdotessa della moda. Eppure così tante volte è rimasto nell’ombra, enigmatico. «Mi nascondo ogni giorno»: dice nella serie.

Becoming Karl Lagerfeld
Credits: Disney
Théodore Pellerin è Jacques de Bascher, Arnaud Valois è Yves Saint Laurent

Il triangolo amoroso. Il dilemma haute couture

L’altra tenzone che percorre Becoming Karl Lagerfeld è il rapporto di gelosia, tenerezza e sfida con Yves Saint Laurent, già dio della moda a Parigi che ha il volto elegante e fatuo di Arnaud Valois. E dietro di lui, potente e temibile orchestratore del suo talento, Pierre Bergé (Alex Lutz).

Da una parte, ecco l’alemanna rigidità di Karl Lagerfeld, di rare delicatezze. Dall’altra il fascino lussurioso di Saint Laurent. La sceneggiatura di Isaure Pisani-Ferry non si fa remore ad affondare le mani nelle debolezze di Saint Laurent e negli anni folli del clan YSL, già del resto ampiamente sparse ai venti nei due film del 2014 Yves Saint Laurent di Jalil Lespert e Saint Laurent di Bertrand Bonello.
La regia, quando deve scegliere da che parte stare, non ha mai dubbi.

Il triangolo tra Lagerfeld, de Bascher e Saint Laurent sa essere brutale. Ma, al di là di amplessi, droghe e anelli stampati sulle natiche, il campo di battaglia è ben più ampio. È di sentimenti, potere ed ego. E su tutto si staglia sempre l’ombra lunga di Bergé, il meno interessante, il più pericoloso.

La dolce vita di Parigi anni ’70

Per chi ama i felici anni ’70-’80 di griffe in fermento e belle vie a Parigi, Becoming Karl Lagerfeld è un vivace revival.

Conosciamo Anna Piaggi (Carmen Giardina), la papessa di Vogue Italia, di spirito italico e approccio solare, meno altezzosa della collega francese Crescent. E poi ecco una Marlene Dietrich settantenne (Sunnyi Melles), in cui in verità è difficile riconoscere l’icona del cinema.
Andy Warhol (Paul Spera) vibra in tutte le sue ossessioni.

A Roma gli incontri si fanno più amabili, con Carla Fendi (Giorgia Sinicorni) piena di energia e riconoscenza.

Daniel Brühl in Becoming Karl Lagerfeld
Credits: Disney
Daniel Brühl in Becoming Karl Lagerfeld

È un momento soave di svolazzi e riappacificazioni il matrimonio di Paloma Picasso (Jeanne Damas), nel 1978, nel confronto stemperato tra Lagerfeld e Saint Laurent. «È come un quadro del padre, il periodo blu»: così Karl descrive la figlia del celebre pittore al suo Jacques nei primi incontri.

E infine, dirompente, ecco un giovane Thierry Mugler ai primi successi del suo brand. 

Becoming Karl Lagerfeld parla di moda, certo. Ma parla soprattutto di passione e desiderio, rincorso o trattenuto. Di paure e di risolutezza. Di anni ardenti e audaci in cui la notizia più bella che suggella un ventennio di sforzi arriva via fax. È un ventaglio rosso e nero che soffia ai nostri giorni storie straordinarie.

Chi era davvero Karl Lagerfeld? Da sue parole enunciate da Brühl: «Non c’è bisogno di definire le cose. Definire è un limite».