Diamant Blazi

Diamant Blazi

A 18 anni Diamant Blazi, un nome che suona come una garanzia, ha le carte in regola per aspirare a diventare la prossima stella nel dorato mondo del basket NBA

di Roberto Croci

Se sotto canestro è imprendibile come è successo prima di riuscire a stopparlo, fra un aeroporto e l’altro, per intervistarlo, Diamant Blazi – nuova promessa del basket francese liceale – ha il successo garantito. Per tanta irreperibilità questo diciottenne ha ottime ragioni, intento com’è a visitare vari college universitari americani – residenze obbligatorie prima di spiccare il volo verso la NBA. Con il basket Diamant ha un rapporto che viene da lontano.

«Sono nato nei sobborghi di Parigi», ricorda. «Mio padre morì prima che nascessi. Sono cresciuto con mamma Jesse e mia sorella Tessa». Vita dura, zero lavoro. «Avevo 12 anni quando ci siamo trasferiti a sud, spostandoci su e giù per la Costa Azzurra: Cannes, Saint-Tropez, Monaco». L’adolescente Diamant è già altissimo, ma, ricorda, «alla pallacanestro non ci pensavo proprio».

Diamant Blazi
Diamant Blazi con giacca Louis Vuitton

È mamma a dare la svolta, che lo ha fatto diventare un “adulte”: «“Tuo padre Malik”, mi disse, «“giocava a basket da professionista. Era nella nazionale senegalese e ha giocato ovunque in Europa”». Del babbo Diamant sa poco, giusto che è scomparso in un incidente d’auto tornando dagli allenamenti. La scoperta della «molla sociale che lo aveva spinto a lasciare il Senegal per venire in Francia a giocare a basket, del suo obiettivo di giocare nell’NBA, avere una vita migliore per sé, ma soprattutto per tutti noi, sono state rivelazioni che mi hanno ucciso e fatto rinascere allo stesso momento».

Diamant decide di seguire le orme paterne, per «fare tutto il possibile perché la mia vita e quella di mia madre e di mia sorella potessero cambiare grazie a questo sport». Il fatto di essere alto quasi due metri con un’apertura “alare” da condor delle Ande aiuta. Poi, impegno, allenamenti e partite fanno sbocciare il suo talento. A 13 anni è scelto dal Montpellier, dove rimane per due anni. I successivi li passa a Lione dove si fa notare. Ed ecco arrivare la grande occasione: l’invito a un torneo in Florida. «È stato l’inizio del mio sogno. Qualcuno mi voleva perché vedeva in me del talento, mi avrebbe offerto una borsa di studio, aiutato a crescere, a farmi conoscere agli scout NBA».

Diamant Blazi
Diamant Blazi in tutto Louis Vuitton

Prima di partire, resta il problema economico day-to-day della famiglia. Come fare? Come un qualsiasi tiktoker Generation Z. «Posto contenuti da quando ho 16 anni. Mi è bastato poco per capire che i social avrebbero potuto essere un mezzo per guadagnare soldi. Se fatti bene potevano essere la risposta ai problemi di mantenere mamma e sorella». Così, una volta negli States, dopo aver studiato elementi di economia e sponsorship, Diamant, oltre alle schiacciate, comincia a condividere il suo stile di vita di studente-atleta e di giovane che cresce e impara cos’è la vita.

«È stata anche l’occasione giusta per mostrare il mio talento e strizzare l’occhio a scout e general manager che passano al microscopio i social alla ricerca di nuovi talenti ». Ha funzionato. Sulle sue piattaforme di Instagram, Snapchat e Twitter, Diamant ha attualmente oltre quattro milioni di follower. «Numeri che mi hanno permesso non solo di mantenermi, ma anche di comprare a mamma un salone da parrucchiera a Narbonne».

Diamant Blazi
Tutto Prada

E dato che alla creatività non c’è limite, Diamant non esclude altri sviluppi quali «scrivere, modelling come è accaduto con Bruce Weber, magari fare cinema e televisione». L’ennesimo ragazzino a caccia del sogno americano? Il nostro – non fatevi ingannare da treccine e grilles dorate nei denti – ha un solido piano per realizzare il suo dream. Fondamentale è non lasciare nulla al caso.

«Sono venuto per finire il liceo in Florida e acquisire la visibilità necessaria per essere richiesto da un college di prima divisione NCAA. Poi farò altri due anni lì prima di dichiararmi per il draft NBA. L’America», prosegue, «dal punto di vista sportivo è il meglio che esista. Anche se la pallacanestro non è il primo sport, qui la gente ha un’entusiasmo incredibile. Tutti parlano di goals, ti spingono a raggiungerli. In Europa, se non sei un calciatore professionista, non ti fila nessuno».

Diamant Blazi
Camicia, pantaloni e scarpe Dolce&Gabbana

E poi, una spruzzata di sciovinismo non guasta: «Noi francesi abbiamo anche scritto alcune pagine di storia con atleti come Nicolas Batum, Evan Fournier, Boris Diaw, Rudy Gobert, e ovviamente Tony Parker. Per non parlare di Victor “Wemby” Wembanyama, scelta #1 dell’anno scorso».

In effetti, un bel parterre di esempi da emulare. «Se sono stati capaci di farcela loro, significa che posso anch’io e aggiungere lustro alla storia del basket francese nella NBA. Come giocatore ho l’atleticità di Giannis Antetokounmpo, la struttura da ala come Kevin Durant, e vorrei svilupparmi come playmaker à-la Paul George». Scontata la risposta quando gli si chiede chi è il suo GOAT (greatest of all time): «Kobe Bryant. Il modo in cui giocava ha cambiato il mondo della pallacanestro, perché, anche se lo scopo finale è avere un gioco collettivo, per lui era essenziale, prima di giocare contro gli altri in campo, giocare contro se stesso – la famosa “Mamba Mentality”».

In apertura Diamant Blazi in abito e camicia Gucci. Photos by Bruce Weber, styling by Ana Brillembourg. Make up: Marlene Castro. Hair: Johnny Caruso. Producer: Lawrie Bird.